Descrizione
Leggi del 1938
e cultura del razzismo
Storia, memoria, rimozione
a cura di
Marina Beer, Anna Foa e Isabella Iannuzzi
Viella
I libri di Viella/105
prima edizione
febbraio 2010
ISBN 978-88-8334-429-9
cm. 21×15 br. ed. illustrata, pp. 219
Il filo conduttore che lega i saggi raccolti in questo volume è l’analisi della diffusione del razzismo
nell’Italia degli anni Trenta, ma anche dei vuoti di memoria dell’elaborazione italiana di questo
momento decisivo della nostra storia, quando la cittadinanza è stata tolta ad una parte degli italiani
e contro di loro si è attuata una persecuzione basata su criteri razziali e biologici.
Le leggi del 1938 si inseriscono infatti in una cultura della razza che ha profonde radici nella cultura
europea ed italiana, dalla seconda metà dell’Ottocento in avanti.
Una cultura fondata sul razzismo biologico, sia pur mescolato a motivazioni «spirituali»:
l’idea della supremazia della «razza bianca», l’ideologia coloniale, la misoginia, il darwinismo sociale,
l’eugenetica.
Una cultura che si fonda su un presupposto scientificamente falso, quello dell’esistenza delle razze.
A fronte di questo, la difficoltà ad avere memoria delle leggi del 1938 – emerse all’attenzione degli storici
solo nel 1988, in occasione del loro cinquantesimo anniversario – ha fatto sì che la narrazione della
legislazione razzista e della sua applicazione manchi tuttora quasi interamente nella riflessione degli storici
dell’arte, delle scienze e della letteratura, ma soprattutto nella divulgazione e nella manualistica.
Le radici di questo silenzio nascono dalla rimozione delle responsabilità, caratteristica dell’Italia del
dopoguerra: una riflessione sui vuoti della nostra memoria e del nostro senso comune ci riporta oggi alla
necessità di fare infine un bilancio dei danni provocati dal razzismo nella nostra cultura e nella nostra società.
(dalla quarta di copertina)